COSA NOSTRA SPIEGATA AI BAMBINI

di Stefano Massini

con Ottavia Piccolo
musiche di Enrico Fink eseguite dal vivo da I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo
Massimiliano Dragoni salterio, percussioni, doppio flauto
Luca Roccia Baldini basso
Massimo Ferri chitarre, mandolino
Gianni Micheli clarinetto basso
Mariel Tahiraj violino
Enrico Fink flauto

regia Sandra Mangini

visual Raffaella Rivi
disegno luci Gianni Bertoli
direttore di scena Paolo Bracciali
fonico Gabriele Berioli

foto di scena Antonio Viscido

il vestito di Ottavia Piccolo è di La sartoria – Castelmonte onlus

una co-produzione Officine della Cultura – Argot Produzioni – Infinito Produzioni – Teatro Carcano Milano
con il contributo di Regione Toscana e Ministero della Cultura

A volte, per spiegare le cose, dovremmo solo cercare le parole. Trovarle. Infine dirle, ad alta voce. La cosa più semplice. Raccontare di come a Palermo, il 19 aprile 1983, per la prima volta nella storia della città, una donna, Elda Pucci, la Dottoressa, è eletta Sindaco. Raccontare poi di come sempre nel mese di aprile, di un anno dopo, il giorno 13, Elda Pucci, la Dottoressa, è sfiduciata. Raccontare infine di come a distanza di ancora un anno, il 20 aprile del 1985, la casa di Piana degli Albanesi di Elda Pucci salta in aria spinta da due cariche di esplosivo. Nel prima, nel mezzo, nel dopo, lì dove tutto si impasta come la calce, come la colla, i miliardi dell’eroina, gli assassini del Generale Dalla Chiesa, di Michele Reina, di Piersanti Mattarella, di Pio La Torre, dello scrittore Pippo Fava, il cemento di Vito Ciancimino, gli Inzerillo, i Badalamenti, i Buscetta, l’avvento di Totò Riina. Chiddi forti, chiddi no e chiddi più. E la città di Palermo che per la prima volta, durante il mandato di Elda Pucci, la Dottoressa, si costituisce parte civile in un processo di mafia.
Se riuscissimo a spiegare Cosa Nostra come ai bambini, tutto sarebbe diverso. Eppure le parole più semplici, a volte, sono quelle più difficili da trovare, quelle che solo il teatro riesce a dire.
Un’attrice, un ensemble di voci, il palcoscenico: la storia di una donna, di una città, di un anno.

Ottavia Piccolo e i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo tornano a confrontarsi in scena con le parole di Stefano Massini, a dare forma e struttura a un teatro necessario, civile, in cui il racconto dell’etica passa attraverso le parole, i timbri e le azioni di coloro che spesso non hanno voce: personaggi come Haifa in Occident Express o come Elda in Cosa nostra spiegata ai bambini.

Note di regia:

Cosa Nostra spiegata ai bambini è la biografia poetica di Elda Pucci nell’anno in cui fu sindaco di Palermo. Era il 1983/1984, quello dell’ascesa dei Corleonesi a capo di Cosa Nostra, un periodo particolarmente sanguinario. Elda Pucci era pediatra e fu portata alla guida della città dalla Democrazia Cristiana, per dare un segnale di cambiamento, ma si trattava evidentemente di uno specchietto per le allodole.

Elda, dal canto suo, commise l’errore di operare con coscienza e onestà, nel rispetto del ruolo istituzionale che le era stato affidato, andando a mettere il dito su un sistema di interessi, saldamente intrecciati tra Cosa Nostra e la politica stessa. Per questo motivo non arrivò a governare nemmeno un anno e fu sfiduciata.
La sua voce è quella di una donna che ha tentato, con atti semplici e decisi, di contrastare la pratica mafiosa nelle sedi di governo, rifiutando la connivenza con quello Stato-ombra o contro- Stato che è la mafia.

A un fenomeno di tale gravità, tuttora attivo ma poco percepito in quanto tale, protetto da una sorta di rimozione diffusa, se non da vera complicità, si contrappone la chiarezza di pensiero e d’azione di Elda, che ci riporta all’universo infantile da lei ben conosciuto, quale strada per il cambiamento del destino del nostro paese e delle nostre stesse vite.

La storia di Elda sindaco è scandita in dieci episodi, ognuno dei quali porta il nome di un bambino: Gegé, Ruggero, Sasà, Ancilina… i suoi pazienti dei quartieri poveri, le cui storie affiorano alla sua memoria come esemplificazioni che illuminano ciò che le sta accadendo. C’è anche un capitolo dedicato a Totò, un piccolo Salvatore Riina agli esordi della sua scelta criminosa; e, significativamente, c’è un capitolo finale intitolato a Elda, in una sorta di identificazione con lo stato di fragilità e impotenza dell’infanzia.
In uno spazio narrativo e sonoro mutevole, denso di enigmi e apparizioni, Elda combatte contro l’ombra e il silenzio, senza riuscirci. Una storia talmente reale da far venire i brividi.

Sandra Mangini