Processo a Gesù

ArTè Stabile di Innovazione / Fondazione Istituto Dramma Popolare di S. Miniato

Massimo Foschi
con la partecipazione di Angiola Baggi

PROCESSO A GESU’
di Diego Fabbri
regia Maurizio Panici
scene Daniele Spisa
costumi Lucia Mariani
luci Riccardo Tonelli / Roberto Rocca

con
Renato Campese, Dely De Maio, Crescenza Guarnieri, Massimiliano Franciosa, Maurizio Panici , Massimo Reale

e con
Alessia Innocenti, Tommaso Pagliarini, Rocco Piciulo, Daniele Pilli, Alice Spisa, Marco Vergani

locandina-processoLo spettacolo è stato coprodotto dalla Fondazione Ist. Dramma Popolare di S. Miniato nell’estate 2010 in occasione della LXIV Festa del Teatro

Dopo venti secoli, ancora oggi il “processo a Gesù” è monito e richiamo forte per la ricerca della “verità”, una ricerca profonda che superi quella di una facile verità, inseguita da una moltitudine indistinta di individui assetati di giustizia sommaria , mossi da una piazza che oggi come allora antepone gli egoismi personali e i vantaggi di qualsiasi natura (economica,privilegio, regalia etc.) alla solidarietà. Questo testo parla a quanti ancora dopo secoli , compiono un cammino di sofferenza fino al limite della sopravvivenza, non ascoltati, non visti, invisibili.
In una società che riconosce solo i vincenti e il successo, ancora una volta Fabbri ci pone una domanda ineludibile: chi può chiamarsi fuori ?- chi può ancora assistere inerte alla deriva profonda che stiamo attraversando in questi anni – chi può chiudere gli occhi di fronte alla assoluta mancanza di valori della nostra epoca ?- chi è complice di una visione “materialistica e criminale” della società civile. Oggi ancora una volta risuona alto l’urlo contro l’indifferenza, contro il voltarsi dall’altra parte – pur di non vedere, pur di non essere coinvolti.

“Siamo tutti Pilato?”

Ancora una volta queste domande risuoneranno alte nello spazio (il teatro) che da sempre vede la comunità degli uomini specchiarsi , interrogarsi, partecipare al percorso doloroso dei protagonisti . Processo a Gesù mette in moto quel viaggio misterioso e profondo che solo il teatro rende visibile attraverso l’esperienza che si fa carne , attraverso la parola che accompagna lo spettatore e i protagonisti in un labirinto di passioni, ragioni e sentimenti.

Teatro nel teatro, esempio alto di rappresentazione, questo testo di Diego Fabbri è uno dei più coinvolgenti della sua produzione drammatica.

Lo spazio scenico scelto per la rappresentazione è un’agorà dove ancora una volta si incontrano e si scontrano le ragioni dei protagonisti del “processo” e quelle degli spettatori chiamati ad assistere in maniera partecipata all’epifania della serata e alla sua naturale conclusione.

Trovo in questo testo, la stessa inquietudine di alcune opere di Pirandello, quelle indagini profonde dell’animo umano che mostrano fin nel profondo le debolezze, le pulsioni più ancestrali degli individui osservati, mi muove la stessa tensione che mosse le avanguardie teatrali degli anni ’70 a rompere gli usurati schemi della “rappresentazione” alla ricerca di una “verità scenica” che riconsegnasse al teatro la sua funzione più nobile.

Questo è un testo che ha bisogno di attori che sconfinino con naturalezza dalla condizione di testimoni/personaggi a quella di una “umanità assente”, attori che abbiano la capacità di farci sentire tutti dentro questa “immensa piazza” che è il mondo.

Lo spettacolo ha bisogno di un cast numeroso e motivato che raccolga la sfida di un teatro necessario e contribuisca attraverso un uso sapiente della parola a coinvolgere lo spettatore che viene chiamato ad essere non più semplice osservatore ma complice e testimone di un evento che ancora oggi scuota con forza le coscienze degli individui. Le musiche sottolineano e aiutano a tenere alta la tensione, fortemente presente per tutta la durata della rappresentazione.

Maurizio Panici