Ascoltami bene

Liberamente ispirato all’opera di Etty Hillesum

di Emanuela Giordano

con Mascia Musy

regia Emanuela Giordano

racconto sonoro  Eleni Kariandrou e Giovanna Famulari

Lo spettacolo è liberamente ispirato alle lettere e ai diari di Etty Hillesum, giovane olandese nata nel 1914 da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Tra il 1941 e il 1942 Etty scrive, ad Amsterdam, un diario quotidiano e continuerà a scrivere anche a Westerbork, campo di  smistamento degli ebrei, dove entra, inizialmente come volontaria, per alleviare i patimenti della sua gente.

L’opera della Hillesum è stata pubblicata in tutti i paesi del mondo.

I suoi scritti ci travolgono per freschezza e autenticità, per i cedimenti e le contraddizioni dichiarate, per il profondo desiderio di spiritualità e di pace, di amore e libertà. Una libertà morale, vitale che non cede neanche davanti alle umiliazioni e ai patimenti, ed infine, al destino certo di morte che Etty affronta in un treno blindato, cantando.

Vera, moderna, cosmopolita, Etty è una visionaria e un’asceta ma, al tempo stesso è una donna attraversata da potenti stimoli erotici, da desideri ed ambizioni. Nel suo tramestio interiore c’è posto per la banalità come per la poesia. Etty affronta i suoi limiti, non si racconta migliore di quello che è, non si gloria delle sua capacità, né del suo sapere. Succhia la vita con energia febbrile, impara ascolta. Decide, infine, che la sua missione sarà quella di testimone del suo tempo, ingiusto e feroce, incomprensibilmente malvagio, ma pur sempre tempo di vita.

Emanuela Giordano tesse una ballata  fortemente ispirata a cui Mascia Musy da  corpo e voce con grande intensità e continue variazioni psicologiche.

Lo spettacolo è stato finalista come miglior monologo ai Premi del Teatro.

Ha vinto il Premio Fondi La Pastora come miglior spettacolo

Di Ascoltami Bene è stata realizzata una versione televisiva andata in onda il giorno della memoria su Rai Due ( Palcoscenico )  e di cui è a disposizione il dvd.

Lo spettacolo ha avuto il patrocinio del Ministero per le Pari Opportunità, l’Ambasciata Reale dei Paesi Bassi, l’Associazione Donne Ebree d’Italia.

Rassegna Stampa:

Un’Anna Frank cresciuta, pericolosamente donna, gioiosamente contraddittoria, spiritualmente morbosa e moralmente matura può introdurre nello scenario dell’olocausto una libertà inaudita di sensi, una gioia quasi tattile, un processo di pulsioni fuori dai canoni di tante tragedie vissute dagli ebrei nei lager tedeschi….E’ questa, con minuzia di tratti facciali, vocali e gestuali, la personalità che Mascia Musy incarna in una prova rigorosa, in un esercizio di grazia civile cui la spinge la partitura di Ascoltami bene,…Nessun compiacimento patetico, nessun dramma feroce, nessun pudore reclusorio. Eppure quest’attrice dotata di spinte interiori forti ci fa sentire il travolgimento della dignità, il bisogno di reagire, e qui il suo sussurro, il suo far appello a piccole abitudini di libri, il suo emozionarsi per figure maschili, la sua cura del corpo, il suo spirito calmo d’osservazione e il suo sempre desto desiderio compongono un quadro di esorcismo, di revanche vitale che a teatro è opera insolita e impagabile di sottrazione.

Rodolfo Di Giammarco – La Repubblica

 

“Al Parenti Mascia Musy interpreta con emozione la tragica storia della Hillesum”

…Etty Hillesum aveva già trovato sulle nostre scene un’interprete dei suoi diari…. Ora è Mascia Musy a rivestirne l’immagine con profonda penetrazione razionale, ritrovando nei gesti e nelle parole l’itinerario di una ragazza intellettualmente matura che affronta una assurda tragedia con la forza di una gioventù decisa a difendere la normalità delle proprie giornate e la propria cultura, parlandoci delle sue incertezze sentimentali, di una voglia di vivere, dei suoi problemi intimi, decisa a farsi valere. …le sue parole di poesia, meditazione e rifiuto saranno pubblicate con un ritardo di molti decenni. E ci catturano ancora grazie all’emozione con cui Mascia ce le trasmette, come un tramite attuale di una follia che non si spegne.

Franco Quadri – La Repubblica-Milano

Il viso di Mascia Musy. Attenzione a quel volto, a quella cerea calma interiore, a quelle vampe di pentimento ma anche di desiderio, insomma a tutto quel tramestio emozionale che si inscrive, si nasconde e si manifesta in una faccia d’attrice malinconicamente radiosa, candidamente drammatica. Qui, in questa mappa espressiva di una professionista angelicata del dolore, in questo mondo interno/esterno di un teatro che Mascia Musy plasma di sensi non detti, qui c’è molto dei segreti e degli accenti emozionali e dell’etica letteraria e umana di uno strano, raccomandabile spettacolo, “Ascoltami Bene”… E che cos’è che rende unico questo monologo dell’anima, del corpo, della speranza, della paura, dell’immaginazione senza fine? Stando al flusso di coscienza di Mascia Musy, anche chi non ha letto i materiali antologici pubblicati a cominciare da 35 anni dopo la morte dell’autrice scoprirà quale spiritualità e quale erotismo febbrile albergassero in lei, capirà quanta poesia e pragmatismo si dibattessero in eguale misura nella sua testa, apprenderà la portata di stimoli, tenerezze, crisi e recuperi sfavillanti di una persona cui la vita dava e toglieva chances, coraggio, fantasia, voglia di amare… E se le atrocità da lager le sentiamo sommamente ingiuste ma rivelate attraverso una dimensione di armonia superiore, lo dobbiamo, si, alle parole di ieri della Hillesum, ma anche alla natura sublimata e mancina di oggi della Musy.

Rodolfo di Giammarco – La Repubblica-Trovaroma 

…Associando in maniera inconsueta Olocausto e carnalità, coscienza morale e dimensione vitale, cultura e disincanto, e desiderio di giustizia e fame di cibo, e patimenti ed estasi, il viaggio terreno (e diaristico-epistolare) della giovane ebrea olandese Etty Hillesum si discosta dalla letteratura delle persecuzioni razziali e dei lager dando modo a Mascia Musy  di umanizzare  e di rendere sensuale l’angoscia di un’appartenenza (a ebraismo, intellettualità, borghesia) in un monologo fuori dal comune in scena  al Teatro Sala Uno, Ascoltami bene, che per lei Emanuela Giordano ha elaborato e diretto dall’omonima raccolta postuma degli scritti della Hillesum. Alle prese con una materia che ferisce e però stimola, Mascia Musy offre di quella donna (che preferì morire ad Auschwitz anziché assistere la sua gente in un centro di pre-smistamento) un ritratto di delicatezza dura, di gioiosa malinconia, di controverso amore come è raro sentire e vedere. Un fatto di pelle, oltre che di teatro.

Rodolfo Di Giammarco – La Repubblica-Roma

…. Ora le storie personali, i patimenti, le inquietudini ma anche le gioie esplosive e vitali di Etty Hillesum sono il canovaccio di un flusso di coscienza fuori dal normale, tanti quadri d’esistenza vibrata o sussurrata da Mascia Musy che è una primattrice intensa al servizio di un personaggio pieno di solarità interiore. E davvero ne esce fuori un calvario dolce, un’odissea sofferente ma anche pervasa da una dignità (quasi edonistica, a volte) che è faccenda unica.

Rodolfo di Giammarco – La Repubblica-Roma

 

” Galleria Toledo diario di Musy da Auschwitz ”

…nero e grigio, buio e rapidi squarci di luce, brividi d’emozione; Mascia Musy è in scena alla Galleria Toledo, protagonista di “Ascoltami bene”, territorio dove far vivere un’ansia lieve, un ricordo che si allontana, una vitalità prorompente e sognatrice, delusa e non domata. Per una donna capace di sorridere speranzosa anche quando s’avvicina alla sconfitta di una violenza ineluttabile  e infame come fu quella dei campi di concentramento nazisti. La storia è nota…raccontata dalla brava Mascia Musy con lieve incanto da attrice ma anche profonda partecipazione di giovane donna….ballata o breve poema della memoria, rievocazione e denuncia pacata ma non priva di emozionante durezza nella limpidità del racconto e del dolore per una miseria imposta e subìta. Così fu la tragedia su cui non dovremmo mai smettere di soffermarci. Lunghi applausi alla prima napoletana.

Giulio Baffi – La Repubblica-Napoli

…valori di profonda libertà emergono nello spettacolo “Ascoltami bene”…, interpretato con lucida emotività da Mascia Musy…. Mascia Musy scava nella sua anima di interprete per consegnarci un personaggio vero e limpido, dando straordinaria forza alle parole di Etty Hillesum, facendole vivere e vibrare con intensità in viaggio che è terribile conto alla rovescia di un essere umano che conosce il tempo della sua fine.

Magda Poli – Corriere della Sera

ASCOLTAMI BENE Un emozionante, struggente spettacolo…. Una donna, un cuore pensante, una personalità luminosa che la bravissima Mascia Musy fa vivere con limpida maestria in uno spettacolo da vedere.

Guida al palcoscenico di Magda Poli – Corriere della Sera

 

” Alla Galleria Toledo bella prova di Mascia Musy in Ascoltami bene ”

…E’ spettacolo intenso quanto minimale, il monologo presentato alla Galleria Toledo….Ne è interprete e forza motrice una straordinaria Mascia Musy, che regala ad “Ascoltami bene” tutte le tinte necessarie per raccontare questa storia di ballata tratta dai diari di una giovane ebrea….La protagonista della pièce diretta da Emanuela Giordano è intatti Etty Hillesum….E la forza dei suoi scritti, come del relativo allestimento, salutato da cinque chiamate finali al proscenio, sta proprio nel non aver testimoniato solo il dolore di un’immotivabile tragedia, che appare al contrario diluita in un più ampio contesto generazionale. La Etty della Musy, prima che eroina e martire, è soprattutto una donna, che si annoia traducendo Dostoevskij e che parla dei suoi rapporti con gli uomini, spesso legati al solo atto sessuale. Mangia con voracità il burro che le viene regalato, appunta le frasi più significative che le attraversano la mente e si cala a più riprese in una catartica bacinella di metallo piena di acqua. Solo episodicamente, rompendo la routine, sottolinea i passaggi del suo atroce destino: “Perché siamo capaci- si chiede ad un tratto -di desiderare il dolore l’uno dell’altro?”. Domanda senza risposta, che accompagnerà il suo percorso fino alla letale destinazione di Auschwitz.

Stefano De Stefano – Corriere del Mezzogiorno

E’ una bellissima prova di attrice quella offerta da Mascia Musy con lo spettacolo “Ascoltami bene”…. Mascia Musy, con una adesione ammirevole, si fa carico di prestare corpo, voce, intensità, drammaticità e pathos a una donna che nella follia omicida dell’Europa riesce ad annotare: “Non c’è cura per l’odio”.

Osvaldo Guerrieri – La Stampa

 

” Mascia nell’olocausto conquista il pubblico ”

” Grande apprezzamento per l’interpretazione della Musy che porta in scena il dramma di una ebrea ”

…. L’entusiasmo e la commozione suscitato nel pubblico dei Giardini della Filarmonica assicurano un futuro al monologo “Ascoltami bene”…valorizzato da una Mascia Musy in stato di grazia…La semplicità quasi banale delle prime confessioni…è nobilitata dalla delicata precisione interpretativa di Mascia Musy, capace di mutarsi completamente nel personaggio fino a introiettarne i tic, le asprezze e le nevrosi. Sembra di osservare una persona dal buco della serratura per rubare i momenti privati e solitari in cui ognuno di noi si abbandona al vero se stesso a riparo dal giudizio altrui….la vicenda prende forma sublimando il resoconto di una testimonianza in uno spettacolo arioso e lacerante scritto sul luminoso e parlante corpo della Musy meglio ancora che nel copione….Una prova ardua e magnifica che ha consentito a Mascia Musy di ricorrere alle sue infinite vibrazioni psicologiche in un continuo fluire di immagini evocative ed emozionanti.

Tiberia De Matteis – Il Tempo

….A entrare nelle pieghe di una figura così energica e delicata c’è un’attrice speciale come Mascia Musy, con il suo volto luminoso e spirituale immensamente seducente, quanto capace di sprofondare negli abissi del dolore. Scelta appositamente per restituire il “cuore pensante” di Etty, Mascia Musy sintetizza magistralmente la disperata vitalità della protagonista e le regala la sua immagine di manifesta quanto recondita emotività. Questa mirabile interpretazione di una gamma infinita di tensioni psicologiche è una delle migliori prove sceniche delle ultime stagioni.

Tiberia De Matteis – Il Tempo

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Grand Hotel Italia

progetto per una serie teatrale di Roberto Cavosi.
Testi di Benedetta Fabbri, Cinzia Jannuzzo, Katia Ippaso,
Pierpaolo Palladino, Sergio Pierattini, Antonio Turi.

Coordinamento drammaturgico Roberto Cavosi

Direzione artistica Sergio Fantoni, Maurizio Panici.

Regia D. Haughton. Scena Sergio Tramonti. Costumi Alexia Mori.

Con: Cristina Aubry, Tiziana Bergamaschi, Paolo Passarelli,
Sergio Pierattini, Giancarlo Ratti, Ludovica Tinghi, Paolo Triestino.

PRIMA PUNTATA – ANNI ’40 – IL GREGARIO, di Sergio Pierattini
ANNI ’60 – IL VIZIO OCCULTO, di Pierpaolo Palladino
ANNI ’80 – BOOM, di Cinzia Jannuzzo

SECONDA PUNTATA – ANNI ’90 – RESPIRI, di Katia Ippaso
ANNI ’70 – ALTA FEDELTA’, di Antonio Turi
ANNI ’50 – IL CORVO NON C’E’ PIU’, di Benedetta Fabbri

Debutti o alcuni dei teatri più importanti delle tournées

ROMA, Argot Studio maggio 2001

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La spiaggia

di Luca De Bei
con Maria Paiato
regia Maurizio Panici
Produzione Coop. Argot

“… Mai sentito un monologo così struggente sull’amore filiale come La spiaggia di Luca De Bei al teatro Argot. Mai vista un’attrice altrettanto delicata e persuasiva come Maria Paiato, protagonista imprescindibile. Mai costatato un uguale efficace garbo in una regia di Maurizio Panici e mai avvertito un tale profumo di slanci, una simile grazia di toni e un’identica vena evocatrice in tema di famiglia con genitori scissi e a proposito di uomini non affidabili, non loquaci, non presenti … un’interprete che commuove ed è memorabile ….”

Rodolfo Di Giammarco – La Repubblica
“…Abituati alla forza del cinema ci pare spesso che l’emozione a teatro sia ormai cosa praticamente sparita. Poi capita di vedere uno spettacolo come questo e si scopre che se lo specifico del teatro, la parola e la recitazione, viene usato nel modo giusto e in maniera alta, c’è molta più forza e coinvolgimento che davanti a qualsiasi schermo”

Paolo Petroni – Corriere della Sera

” La scrittura consapevole e ammaliante di De Bei riesce a immettere la schiettezza quotidiana degli eventi in un clima interiore di poetica verità … un’intera vita scorre davanti agli occhi attenti e spesso commossi del pubblico che si lascia volentieri sedurre dall’impatto emotivo scatenato dall’uso sapiente di una parola che è sempre contenuto …”

Tiberia De Matteis – Il Tempo

” … La voce, il corpo della Paiato sbriciolano emozioni che invadono lo spazio della scena seguendo un montaggio quasi cinematografico. La regia sobria di Maurizio Panici scandisce infatti i diversi quadri della vicenda con giochi di luce e dissolvenze che danno l’idea di un tempo ‘altro’ dove le note di Keith Jarrett risuonano come soffi dell’anima. Irene balla, Irene tace, Irene (si)commuove”

Laura Novelli – Il Giornale

Premio Flaiano 2001 per la migliore interpretazione

Debutti o alcuni dei teatri più importanti delle tournées

ROMA, Argot Studio maggio 2001

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Momento di debolezza

con Valeria Ciangottini – Renato Campese – Daniela D’Angelo
di Donald Churchill

Regia
Maurizio Panici
Scene e costumi

Claudia Cosenza
Le musiche sono dello spettacolo sono di Simon & Garfunkel

Un’ironia che non lascia tregua segna “Momento di debolezza”, la storia di una coppia, che si è lasciata da anni, con molti nodi in sospeso, che rincontrandosi forzatamente, non festeggia l’occasione.
I due ex-coniugi, pronti a nuove esperienze matrimoniali, devono vedersi per mettere in vendita la casa di campagna ancora in comune. Nella divisione dei mobili, s’intrecciano ricordi, rabbie, tradimenti e dispetti, in una sarabanda irresistibile.

Più che frecciate si tirano delle bombe a mano, con bordate tese a rimuovere qualsiasi possibilità di un sereno dialogo. L’intervento della figlia complica ancor più le cose tra un matrimonio che si dovrebbe fare, un bambino che nasce all’improvviso…..tutto porta verso un finale imprevedibile, dove ancora una volta si rovescia la storia.

Debutti o alcuni dei teatri più importanti delle tournées

TORINO, Teatro Erba marzo 2002
ROMA, Teatro Ghione aprile 2002

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Aria Nova

con Massimo Wertmuller – Alessandra Costanzo – Maria Teresa Pintus
Scritto e ideato da Pierpaolo Palladino
Scene e costumi Sandro Scarmiglia
Regia Bruno Maccallini

Lo spettacolo consiste nell’unione di due atti unici “Aria Nova” con Alessandra Costanzo e Maria Teresa Pintus e “Il Pellegrino” con l’interpretazione di Massimo Wertmuller.
Questi due testi seppur ambientati nei primi anni venti dell’ottocento, all’indomani quindi del congresso di Vienna, sono diversi nello stile.

pellegrinoAria Nova è fortemente connotato dall’unità di luogo, tempo e azione ossia nell’arco reale della fine di un concerto che si svolge a Palazzo Torlonia. Nel bel mezzo di una festa che ospita i vincitori di Waterloo le sorelle Luciana e Ortensia sembrano divise su tutto ciò che capita a loro. L’una razionale e calcolatrice, l’altra romantica e passionale, sono legatissime per necessità e amore fino alla decisione lacerante che dovranno affrontare entrambe.

Il Pellegrino è un racconto teatrale che viola le tre unità precedenti e da via a numerosi personaggi uomini e donne tutti interpretati da Massimo Wertmuller. Siamo nel secolo scorso, nei primi anni venti a Roma. Ninetto, vetturino che presta servizio con la madre presso il Monsignor Caracciolo, napoletano, viene informato da questi che il nipote, il giovane Conte Enrico, milanese, è ricercato dalla polizia austriaca e verrà quindi a passare un po’ di tempo a Roma in casa dello zio. A Ninetto viene raccomandato di stargli vicino, di servirlo e controllare i suoi contatti nella città, essendo il giovane di chiare idee carbonare e quindi inaffidabile.

Debutti o alcuni dei teatri più importanti delle tournées

ROMA, La Cometa novembre 2001

I giganti della montagna

di Luigi Pirandello con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini
Scene di AlessandroChiti
Musiche di Germano Mazzocchetti
Regia di Maurizio Panici in coproduzione con APAS

Pensare ai Giganti conduce inevitabilmente a riflettere in profondità sul nostro “fare teatro” e quanto questo “fare” trovi oggi ascolto tra i “Giganti”.
Ma i giganti siamo noi, con le disillusioni, il cinismo, la crudeltà che il “nostro tempo” ci impone e a cui non sappiamo sottrarci.
Così Cotrone e la sua “corte” diventano degli autoesclusi-borderline rifugiati in una villa-fortezza che, come una diga, li difende dal mondo esterno: “siamo agli orli della vita” dice Cotrone alla Compagnia della Contessa invitandoli a restare in quel luogo sospeso, fuori dal rumore e dalle regole della società che li circonda.

La Compagnia – micro comunità chiusa in se stessa, emblema di un’arte sempre più avulsa dalla realtà, gruppo di ectoplasmi colti nel momento finale di un calvario durato troppo e destinati a scomparire – esita, annaspa fino all’arrivo dei Giganti e alla scelta finale di Ilse di rappresentare la “favola del figlio cambiato”.
Non è facile oggi, non è giusto scegliere gli Scalognati o la Compagnia, ma capirne le ragioni sì, guardarli affettuosamente nel loro percorso parallelo in attesa di un incontro, di una riconciliazione che non ci sarà. Spettacolo del disincanto ma fortemente e caparbiamente ottimista nella sua volontà di credere ancora al rito catartico della rappresentazione.
Sospesa tra favola e realtà, come Pirandello stesso del resto ci indica, la vicenda prende corpo allo stesso modo in cui prendono corpo i fantasmi evocati da Cotrone nella stanza delle apparizioni.
Uno spettacolo “difficile” ma assolutamente accessibile, l’ultimo grande testo incompiuto di un autore che ha sofferto in prima persona il dualismo tra poesia e ragione, arte e vita, maschile e femminile.
Maurizio Panici

Debutti o alcuni dei teatri più importanti delle tournées

AGRIGENTO, Settimana Pirandelliana – Piazzale del Kaos 31 luglio 2001
ROMA, Teatro Quirino dicembre 2001
MILANO, Nuovo febbraio 2002
NAPOLI, Teatro Diana

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