Il bambolo
di Irene Petra Zani
Con Linda Caridi
Regia Giampiero Judica
Aiuto regia Anna Zanetti
Scene e costumi Lucia Menegazzo
Luci Giacomo Marettelli Priorelli
Produzione Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Produzioni e Argot Produzioni
In collaborazione con PAV/Fabulamundi Playwriting Europe con il contributo di Associazione Erika Onlus e Officine Buone
Si ringrazia Teatro i per il sostegno al progetto, si ringraziano inoltre mare culturale urbano e Campeggi Design
Una Donna sulla riva del mare con il suo compagno di una vita: un Bambolo gonfiabile. Lei non sa nuotare. Lui neppure. Per la Donna il Bambolo è vero e i suoi occhi senza sguardo sono gli unici occhi che lei può amare. La relazione esiste da più di diecimila anni e il loro amore è difficilmente degradabile, come la plastica. Come un’illusione. Attraverso la comica tragedia di un amore impossibile, il testo affronta la patologia dell’anoressia, intesa nell’accezione di sintomo e difesa a seguito di un abuso avvenuto nell’infanzia.
Il progetto
Il Bambolo è un monologo per un’attrice e un bambolo gonfiabile. Lo spettacolo vive anche grazie alla relazione con Associazione Erika Onlus e Officine Buone, con cui Linda Caridi conduce dal 2015 un laboratorio teatrale presso il reparto di Disturbi dl Comportamento Alimentare dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Il testo
Nel testo ci sono due binari narrativi sovrapposti: la storia dell’abuso subito nell’infanzia dalla Donna e la storia della sua relazione con il Bambolo. Il primo binario retrocede dall’adolescenza all’infanzia; il secondo avanza dall’amore alla rottura della relazione con il Bambolo. La struttura si compone di tre quadri che ripercorrono a ritroso i pezzi della storia della Donna (dal momento attuale all’infanzia) e che avanzano in progressione facendo evolvere la relazione con il Bambolo (dall’amore alla rottura della relazione). Tra un quadro e l’altro trascorrono cinquemila anni. Il Bambolo teatralizza la distorsione della percezione di sé propria dell’anoressia; è un oggetto d’amore che non prevede la sessualità – che per la Donna è associata all’abuso paterno – ; è una risposta surrogata a una domanda d’amore che non comporta un reale incontro con l’Altro; è proiezione della Donna e anche il suo doppio.
Rappresentazioni all’estero
Il Bambolo, con il supporto di Fabulamundi Playwriting Europe, è tradotto da Joan Casas per Sala Produzione Beckett-Obrador Internaciònal de Dramaturgia di Barcellona, dove nel 2019 viene fatta una lettura drammatizzata del testo a seguito di una residenza artistica dell’autrice. Sempre in Spagna, Il Bambolo vince il Premi Born de Residencia Teatral 2020 ed è rappresentato nella stagione teatrale 2021 del teatro Escenari Joan Brossa di Barcellona dalla compagnia Cia. La Salamandra.
Scena e costumi
Scena e costumi faranno emergere ulteriormente il realismo magico del testo in un mondo di colori pastello, eco di un’infanzia mai superata. Nell’ambito delle attività occupazionali promosse da Associazione Erika, Lucia Menegazzo – costumista dello spettacolo – ha inoltre supervisionato alcuni momenti all’interno del laboratorio di costume condotto dalla stilista Francesca Piccini con alcune pazienti/ex-pazienti del reparto, raccontando le peculiarità del “costume teatrale”. Le ragazze hanno poi elaborato delle personali proposte a partire dalla lettura del testo, fornendo interessanti dettagli che sono stati integrati nel progetto finale del costume.
La paura di affogare nella malattia è diventata quindi abito, un gilet-giubotto di salvataggio che nasconde più che salvare. Un enorme impermeabile rosa viene usato dalla Donna per nascondersi, proteggersi, ma è trasparente: nel celare, rivela. La spiaggia dove si svolge la storia è evocata da sedute pouf a forma di bitta, donate a sostegno del progetto da Campeggi Design.