L’abito della Sposa: un grande successo firmato ArTé

da “Il corriere dell’Umbria” del 23/08/2014

Felice debutto de “L’abito della sposa” di Pino Strabioli

In prima fila a dargli coraggio c’era anche Franca Valeri, l’amica del cuore, la Maestra, l’irresistibile, straordinaria e inimitabile attrice (anche se Mauro Bronchi ci prova ad imitarla ogni sera alle 23 con indubbio successo e tanti “esauriti”) che Pino Strabioli adora e accompagna ovunque quando può. Venerdì sera Strabioli ha debuttato al Festival con un alto indice di gradimento da parte del pubblico presente numeroso al Nido dell’Aquila, con la commedia “L’abito della sposa” scritta con indubbia abilità da Mario Gelardi su misura per l’attore orvietano tornato finalmente sul palcoscenico dopo tanta televisione.

Archiviato il flop dell’inaugurazione il Festival di Spada, iniziando da Strabioli, ha ripreso subito vigore e il clima si è rasserenato: la Russia culturale ha cominciato la sua passerella di mostre, di danze, di musica e di personaggi, alla Sala delle Pietre sono iniziati gli incontri letterari (Servadio, Costantini), Beppe Chierici canta Brassens e i ristoranti e bar si sono riempiti di artisti, registi, produttori e di vip più o meno noti disposti a commentare e a rispondere alle domande degli spettatori e dei tuderti. Ma torniamo al delizioso “L’abito della sposa”. Ambientato negli anni ’60, e precisamente nel 1963, quelli che Strabioli, nostalgico raccoglitore di memorie, ama di più per naturale predisposizione, riconoscibili nella passione del protagonista per Rita Pavone , Mina e Michele ma anche dalle cronache radiofoniche e televisive della tragedia del Vajont e dell’assassinio di Kennedy, la commedia racconta una vicenda minimalista tra due solitudini che si svolge all’interno di una sartoria: lui, Lucio, vive ascoltando canzonette e nel rimpianto di un amore finito male con una persona sposata e lei, Nunzia, ricamatrice timida, dimessa ed introversa (la bravissima Alice Spisa, vincitrice del Premio Ubu 2013), animata dalla voglia di vendetta per un giovanotto che l’ha lasciata considerandola non alla sua altezza. La storia si sviluppa e si scioglie con naturalezza con un piccolo colpo di scena finale, grazie alla mano leggera del regista Maurizio Panici e soprattutto al testo di Mario Gelardi che alterna momenti di profonda intimità ed altri giocosi ed arguti.

Anna Lia Sabelli Fioretti