“Albania casa mia” al Festival 20 30 (Bologna)

Festival 20 30

FESTIVAL 20 30

Bologna 13-27 Novembre 2016

Allora non si poneva questioni, e prendeva l’inferiorità degli adulti come un fatto naturale. Ora ne ha la conferma: nelle attuali condizioni il semplice svolgimento della vita porta, già nella maturità, al cretinismo

T. Adorno

TUTTO SCANDALOSAMENTE GRATIS

Festival 20 30 è arrivato alla sua terza edizione e noi con lui. Torna una terza volta con nuovi spettacoli, laboratori, concerti, domande, rivolte sempre ad una generazione di riferimento: i 20 30. Nelle prime due edizioni abbiamo parlato di noi, di chi siamo, di come ci vediamo tra vent’anni, di come immaginiamo che sia la rivoluzione.  Potremmo quasi dire che siamo cresciuti insieme.
Perciò è arrivato il momento di chiederci: non supereremo mai questa fase? Siamo adulti o cosa? E se non siamo noi gli adulti, come li vediamo? Come si entra nell’età adulta e che cosa significa? Come possiamo entrare in un’altra stagione della vita senza perdere lungo la strada quel tesoro di identità individuale che ci rende diversi da chi ci ha consegnato questo mondo?

Lunedì 14 novembre h 21

Oratorio di San Filippo Neri, in Via Manzoni, 5 a Bologna

“ALBANIA CASA MIA” di Aleksandros Memetaj

 

IL LABORATORIO con Aleksandros Memetaj

Che cosa vuol dire diventare adulti? Chi è colui che è adulto? Vi sentite adulti?

Io la vedo come se fosse la fine di un viaggio, quello della nostra adolescenza che ci porta dritti verso l’età adulta, quando non possiamo far altro che sobbarcarci tutte le difficoltà della vita.Si tratta di una delle tappe principali del nostro grande viaggio che è la vita. Forse è la tappa più importante, è quella che decide “chi saremo” per noi e per gli altri in questa vita. Se vediamo la vita come un viaggio, allora è importante capire che cosa ci portiamo dentro, nella nostra valigia. La valigia che è bagaglio di esperienza, di ricordi, di immagini che rimangono nella nostra memoria fin dalla tenera età. Noi cosa vogliamo portare in valigia per il viaggio che ci permetterà di diventare adulti? Quali sono le cose di noi che rimangono e quelle che invece decidiamo di “lasciare a casa”, per lasciare spazio alle nuove esperienze, ai nuovi ricordi, ai nuovi incontri che nella vita sicuramente faremo?

E’ importante capire bene cosa è necessario portare dentro la valigia per affrontare l’età adulta.Serve un cappotto per il clima rigido della nostra società? O basta un sorriso sincero di noi da bambini, per affrontare il mondo adulto? Serve l’insegnamento dei padri o quello dei nonni? Serve portarsi dietro “la fede nell’amicizia”? O è meglio portare con sè una bella armatura che ci protegga dai rapporti, come quella dei nostri eroi animati? La capacità di amare la vita e le persone e di esplorare, che contraddistinguono l’età infantile servono oppure no?

Queste sono le domande su cui si baserà il nostro laboratorio performativo. Nel corso dei 4 giorni di laboratorio i ragazzi saranno chiamati a rispondere alla prima domanda: “Cosa vuol dire diventare adulti?”. Questo permetterà a noi e a loro di capire da che parte si mettono. L’hanno già fatto questo viaggio? La vedono ancora come una meta più o meno lontana oppure si stanno preparando per questo viaggio? In secondo luogo, dopo aver capito a che punto sono del loro viaggio, gli verrà chiesto di lavorare con la loro “valigia personale”: Che cosa si porteranno dietro in questo viaggio oppure che cosa si sono portati dietro, in questo viaggio? Si sono dimenticati qualcosa che ora rimpiangono? Hanno paura e non sanno scegliere tra due paia di “scarpe” che possono sembrare uguali? Una volta capito a che punto stanno del loro viaggio e una volta chiarito quali siano le necessità che, individualmente, sentono come primarie, si procederà alla messa in scena di questo Viaggio-vita. Lo scopo sarà quello di rappresentare, attraverso l’esperienza e il gioco dei canditati, le diverse sfumature della vita. Di mettere in discussione le nostre scelte passate e/o di caricarci di buoni propositi per il futuro. Per la buona riuscita del lavoro ai candidati verrà chiesto di rispondere a qualche domanda prima di iniziare il lavoro insieme.


Scheda

Max partecipanti: 17
Orari:
Venerdì 11 novembre: 14.30-19
Sabato 12 novembre: h 10-15
Domenica 13 novembre: h 9-12
Lunedì 14 novembre: h 11-18, alle h 21 finale di laboratorio aperto al pubblico a margine dello spettacolo “Albania casa mia”

Il laboratorio si terrà presso l’Oratorio di San Filippo Neri, in Via Manzoni, 5 a Bologna

 

7-8-9 Ottobre Albania Casa Mia al RIC Festival

Albania_RICFestival

 

LE
#INVASIONICREATIVE
TORNANO A RIETI

7-8-9 Ottobre 2016 ore 17

all’interno di un salotto privato nel centro storico di Rieti

ALBANIA CASA MIA
di e con Aleksandros Memetaj
regia Giampiero Rappa | Argot Produzioni

Info e prenotazioni www.facebook.com/atcl1

 

 

20-30 Ottobre Festival ATTRAVERSAMENTI MULTIPLI

attraversamentimultipli-intera-scritte-fuori

Attraversamenti Multipli è un festival creato da Margine Operativo che si interroga sulle relazioni tra linguaggi artistici contemporanei e il presente inserendo eventi in spazi urbani e in luoghi vitali della metropoli di Roma.
Attraversamenti Multipli è un progetto che ama muoversi sulle linee di confine tra differenti codici artistici e nelle zone di prossimità tra arte e vita.

VENERDÌ 21 OTTOBRE

Centrale Preneste Teatro – via Alberto da Giussano 58

h 22 | sala teatro | spettacolo multimediale | teatro+musica+danza | ’1h’10 |
ARGOT PRODUZIONI / CIE TWAIN 

“ Le città (in)_visibili” un progetto multimediale di Tiziano Panici 

musiche ideate, composte, improvvisate ed eseguite da Giovanni di Giandomenico Francesco Leineri – progetto coreografico a cura di Yoris Petrillo//CIE Twain – Phisical Dance Theatre – progetto visivo a cura di Invisiblecities – Urban Multimedia Festival

SABATO 22 OTTOBRE

Centrale Preneste Teatro – via Alberto da Giussano 58

h. 21 | sala teatro | teatro | selezione Dominio Pubblico – la città agli Under 25 | 1h|
ARGOT PRODUZIONI 

“Albania casa mia“ di e con Aleksandros Memetaj, regia di Giampiero Rappa

 

Per info e prenotazioni www.attraversamentimultipli.it

Il Grande capo

Argot Produzioni                         Ass. Cult. La Pirandelliana 

GIANFELICE IMPARATO                ERICA BLANC

IL GRANDE CAPO
di Lars von Trier

traduzione e adattamento di Giorgio Mariuzzo

con  GIADA DESIDERI nel ruolo dell’avvocato
VALERIO SANTORO nel ruolo di Raul

e con
Alessia Innocenti
Claudia Campagnola
Francesco Frangipane

scene Francesco Ghisu
costumi  Emilia Vittoria Russo
luci Franco Ferrari
musiche Germano Mazzocchetti

regia MAURIZIO PANICI

GC-locandinaIl palcoscenico totale, la finzione e la realtà ancora una volta si toccano e sconfinano in questo testo di Lars von Trier, scritto per il teatro da uno dei più grandi registi di questo tempo.

“Il grande capo” è una commedia degli equivoci per attori degni di essere chiamati tali. La veloce rappresentazione, l’immediatezza delle battute, la ferocia dei dialoghi ci regalano una satira divertente e amara sul mondo del lavoro e sulle relazioni che si stabiliscono all’interno di un ambiente chiuso nella cornice di una società come quella di oggi, dove abbondano gli idioti (e non solo…)

Per raccontarci questo “teatro del mondo” Lars von Trier sceglie un insolito luogo di lavoro di oggi, abitato da un gruppo di “creativi” che dopo anni di successi stanno per essere licenziati. Il reale padrone dell’azienda, a loro sconosciuto come tale e presente al lavoro come un dipendente, nel frattempo e a loro insaputa ha intavolato una trattativa per vendere ad un concorrente straniero: per gestire l’operazione senza scoprirsi “scrittura” un attore che impersoni il fantomatico “Grande Capo”.

L’autore procede per contrasti, ci diverte con scene esilaranti e di sfacciata comicità ma anche con note amare che si beffano della nostra continua ricerca di consenso e del bisogno di essere “riconosciuti”, accettati, riveriti dai colleghi di lavoro e dalla società, premiati e ossequienti nei confronti del più forte e sprezzanti verso i subordinati.
Si ride molto di quel disperato bisogno di specchiarsi negli occhi degli altri per trovarvi un briciolo di riconoscimento e una punta di invidia per la nostra personale “felice condizione”. Una storia emblematica del mondo del lavoro e di una società ormai votata esclusivamente al risultato economico, dove tutto è misurato in base ai risultati raggiunti anche a sprezzo dei rapporti umani.

Maurizio Panici

“DIREKTOREN FOR DET HELE” di Lars von Trier presentato in accordo con NORDISKA Aps- Copenhagen

Rassegna Stampa:

TV e Radio:

Giornali Nazionali:

L’appartamento è occupato

In collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi 2007

PAOLA GASSMAN

in

L’APPARTAMENTO E’ OCCUPATO! (Le Squat)

Di Jean – Marie Chevret
Traduzione di Marzia G. Lea Pacella e Pino Terno

Con Lydia Biondi, Mirella Mazzeranghi,
Andrea Bacc, Elisa Gallucci, Maurizio Tomaciello.

Scene Gianluca Amodio
Costumi Lucia Mariani
Musiche Roberto Fia

Regia Maurizio PANICI

Sinossi

Un appartamento di un quartiere borghese di Parigi viene occupato da una giovane coppia, Samir un algerino e Natasha una lituana senza permesso di soggiorno, con la complicità di Manuel, figlio di Teresa, portiera del palazzo.
appartamento_01Samir e Natasha vivono rintanati in una stanza, dato che l’accordo con Manuel è di poter solo sostare nell’appartamento senza usufruirne. Le proprietarie dell’appartamento, le sorelle Maryvonne e Jeanne Figeac, sono in vacanza e quando tornano a sorpresa e capiscono la situazione, hanno reazioni diverse: Maryvonne vorrebbe mandare via la coppia clandestina con l’aiuto della polizia, mentre Jeanne propone una temporanea coabitazione forzata. Dopo una prima fase di osservazione e incomprensione, con momenti ora teneri ora drammatici, si realizza finalmente prima una reciproca curiosità, poi una affettuosa accettazione.

Note
Un testo ironico, ottimista e tenero, in cui l’evoluzione dei personaggi, la scoperta della capacità di ciascuno di dare e ricevere, l’ humor, l’amore e il dialogo tendono a dimostrare come il razzismo, l’intolleranza e le barriere sociali si possono combattere e superare grazie a una volontà reale di ascoltare e comprendere l’altro.
Un testo sul conflitto generazionale e sulle differenze sociali, con situazioni divertenti, dialoghi moderni e personaggi ben delineati nelle loro caratteristiche sociali e psicologiche, grazie anche a una particolare cura del linguaggio usato: quello pulito e alto della borghesia, quello quotidiano “della strada” degli immigrati.
Due mondi che si scontrano e poi si trovano.

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Prima opera teatrale scritta nel maggio del 2000 da Jean-Marie Chevret Le squat, riceve nel 2001 il premio Moliere come miglior testo comico. Successivamente Le squat viene messa in scena al Teatro Rive Gauche, al Théâtre de la Madeleine e al Théâtre Edouard VII, per la regia di Jean-Pierre Dravel e Olivier Macé. Le squat è stato presentato a Mosca con una versione in russo ed è in lavorazione un adattamento cinematografico.

Il testo ha ricevuto il Premio de la Solidarité et de l’Anti-Racisme attribuito dalle ONG dell’ONU (un premio per la prima volta assegnato a un autore teatrale).

L’ EXPRESS ha definito questo testo “una commedia irresistibile”.

 

Rassegna Stampa: